Due riflessioni a margine dell’iscrizione di movimenti rivoluzionari nelle liste terroristiche.
Cattivi pensieri, fanno il giro del mondo e poi ritornano.
Dopo l’omicidio dell’influencer suprematista Charlie Kirk per mano di un cane sciolto dalle idee ambigue, il Dipartimento di Stato USA ha preso la palla al balzo per iscrivere la sigla ANTIFA nelle liste terroristiche (https://www.state.gov/releases/office-of-the-spokesperson/2025/11/terrorist-designations-of-antifa-ost-and-three-other-violent-antifa-groups/).
Era dal 2020, quando gli USA erano squassati dalle rivolte a seguito dell’assassinio poliziesco di George Floyd, che Trump serbava questo desiderio, e questo settembre è riuscito a realizzarlo per decreto. A seguire, ha fatto lo stesso il suo triste clone Viktor Orban, motivando la sua decisione con i fatti del “Processo di Budapest”.
È notizia di settimana scorsa, la decisione di Marco Rubio di mettere nella lista anche quattro organizzazioni europee: FAI/FRI per l’Italia, Antifa Ost per la Germania, e i due gruppi militanti greci “Giustizia Proletaria Armata” e “Autodifesa di Classe Rivoluzionaria”.
La natura strumentale di questo provvedimento emerge già dalle sigle nominate. FAI/FRI è stata una firma anarchica informale, che pertanto rifiutava di identificarsi come organizzazione, inattiva da diversi anni, mentre “Antifa Ost” è un teorema giudiziario che ad oggi non trova riscontri fattuali sull’essere un gruppo strutturato.
Ma appunto, i cattivi pensieri fanno il giro del mondo e poi ritornano, e quindi guardando il passato possiamo arguire che abbiamo già vissuto tutto questo.
Nel biennio 1919–1920, mentre l’Europa è attraversata da rivolte operaie e dall’ombra lunga della rivoluzione sovietica, gli Stati Uniti reagiscono con quello che passerà alla storia come “Red Scare”.
L’assioma ideologico vigente è che se il conflitto sociale cresce, non è perché milioni di lavoratori vivono condizioni insostenibili, ma perché un “virus rosso” li agita.
Le mobilitazioni sindacali, gli scioperi generali, le lotte nei porti e nelle fabbriche non vengono letti come espressioni di tensioni strutturali del capitalismo americano, ma come avvisaglie di una rivoluzione eterodiretta. Così l’intero apparato statale si ricompatta intorno a una funzione precisa: difendere il capitale sotto la bandiera della sicurezza nazionale.
La violenza poliziesca, le deportazioni, la criminalizzazione degli stranieri stabiliscono la repressione preventiva come metodo di governo, così da sterilizzare l’idea stessa che il mondo del lavoro possa organizzarsi come soggetto. E infatti il Red Scare opera soprattutto sul piano simbolico: costruisce una narrativa in cui ogni forma di conflitto diventa minaccia, ogni tentativo di autogestione diventa infiltrazione, ogni sindacato combattivo diventa “agente del caos”.
Ciò che rimane, alla fine, è la prova generale di un dispositivo storico che si sta ripetendo proprio ora: quando il capitalismo attraversa una fase di instabilità e deve per forza di cose aprire una fase imperialista per ristrutturarsi, si inventa il “nemico interno” per disciplinare il corpo sociale.
Oggi, il fatto che la potenza imperialista egemone criminalizzi l’antifascismo militante è un modo per dare mandato agli imperialismi subalterni d’Europa di stringere il nodo scorsoio della repressione sulle organizzazioni conflittuali. I grandi blocchi e scioperi in solidarietà al popolo palestinese che hanno attraversato vari Paesi europei, Italia in primis, questo autunno sono stati l’avvisaglia che le masse possono reagire alle decisioni della classe dominante e quest’ultima, con l’orizzonte ormai quasi certo della guerra guerreggiata contro le potenze emergenti, non si può permettere un fronte interno. Il nodo intorno alle nostre gole si stringerà sempre di più, ma oltre a contrastarlo materialmente, è utile anche disvelare il carattere fittizio di questi ridicoli provvedimenti.
Il dominio non teme il terrorismo, spauracchio agitato per giustificare lo stato d’eccezione permanente, ma l’organizzazione della classe che abolisce lo stato di cose presente.
I servi del denaro sono i veri banditi.
Free All Antifas – Italy

